Gli spazi sensoriali di Sibylle Schaschl
Uno dei tratti distintivi della cultura globale del terzo millennio è rappresentato dall’attenzione specifica e costante per la sfera della corporeità e del benessere psico-fisico; le teorie, le pratiche e i prodotti dedicati alla cura del corpo e della mente sono i caratteri peculiari di un nuovo organicismo, capace di ridisegnare radicalmente le esperienze sensoriali ed emotive dell’uomo. In tale scenario i luoghi deputati al benessere subiscono mutazioni sostanziali nella struttura e nell’immagine: primo fra tutti il bagno che sempre più spesso, sia nella dimensione residenziale privata, sia in quella pubblica, diventa spazio dedicato a pratiche di wellness e di body care che superano le sole valenze igieniche di base per approdare a funzioni complesse, estetiche, terapeutiche e di intrattenimento del soggetto. Così il bagno si apre e si espande, il concetto di soglia del vano di servizio cade, l’ambiente si fonde ad esempio con la camera per il riposo, le sue partizioni si rarefanno, esso è destinatario di cure progettuali pari a quelle tradizionalmente dedicate alle zone di soggiorno e rappresentanza; se in passato era uno spazio riservato e non visibile, oggi si tramuta in luogo di esposta visibilità, che allo stesso tempo è scena e protagonista di nuovi rituali polisensoriali.
È facile comprendere che in questo contesto la materia litica trova un’applicazione privilegiata, dispiegando le sue qualità a tutto campo, a livello visivo, ma anche tattile, sonoro e olfattivo; ciò accade nei bagni privati, nelle SPA, nei wellness center autonomi o integrati in strutture più complesse per il termalismo o l’ospitalità alberghiera. Nel nuovo interior design degli spazi per la cura del corpo si aprono inedite frontiere di interazione tra l’individuo e l’universo sinestetico della pietra: rivestimenti o pavimenti lapidei da praticare con il corpo nudo nelle vasche, o ai bordi delle piscine, possono presentarsi scabri o levigati, caldi o gelidi, secchi e ruvidi o lisci e bagnati; pietre cave o massive possono risuonare diversamente a seconda che l’acqua le lambisca delicatamente, o le colpisca goccia a goccia, o a pioggia, o scrosciando a cascata; o ancora, in ambienti chiusi e raccolti, materiali litici arroventati, dilavati, o avvolti dal vapore acqueo, possono contribuire alla sollecitazione olfattiva.
La progettista austriaca Sibylle Schascl da tempo si è specializzata negli interni di residenze e strutture ricettive di alto livello in ambienti di montagna, dimostrando di essere una raffinata interprete di questa concezione sensoriale della pietra. Gli allestimenti della Schaschl rileggono in senso contemporaneo i caratteri della tradizione costruttiva alpina e sono caratterizzati da forme semplici, da colori chiari e terrosi o grigi e vulcanici, da ampie stesure materiche naturali fortemente caratterizzate nelle qualità tattili. Tra le sue realizzazioni più recenti l’hotel Aurelio a Lech, stazione sciistica sulle Alpi Retiche dell’Austria occidentale; in quest’opera l’architetto impiega calcari, arenarie, marmi e quarziti con finiture rigate, levigate o patinate, attingendo al campionario litico dei brand Pibamarmi e melStones.
L’albergo è un esempio emblematico della luxury hotelery contemporanea, basata su di una rinnovata idea di accoglienza maturata negli ultimi lustri e portatrice di una continua espansione degli spazi; di quelli privati come le stanze e le suite e di quelli collettivi tradizionali della reception, dell’attesa e della ristorazione; a questi si aggiungono i nuovi ambienti per il benessere, la meditazione e l’incontro. L’opera di Sibylle Schaschl materializza appieno infatti il concetto di luogo dell’ospitalità globale e complessa, dotato di una vasta gamma di comfort e servizi integrati e configurato come una residenza temporanea carica di significati e valori aggregativi, capace di assurgere allo status di destinazione obbligata non solo per il turismo dedito agli sport invernali, ma anche per un “nomadismo” di atmosfera, ad un tempo culturale, ambientale ed emozionale.
In tale mutazione tipologica l’hotel si configura come una “città autonoma”, caratterizzata dall’ibridazione spaziale ed estetica e dalla molteplicità di programmi funzionali sovrapposti e contemporaneamente sviluppati nella medesima struttura. Qui la pietra ricopre un ruolo strategico e con flessibilità è declinata come presenza unica, o prevalente, o in associazione paritetica con altri materiali naturali come il legno.
Come detto i luoghi dove si concentra la materia lapidea sono i grandi bagni delle stanze e delle suite e gli spazi collettivi per il benessere e le cure estetiche; in questi ambienti la pietra si offre ad un rapporto sensoriale diretto con la dimensione corporea degli ospiti dell’hotel Aurelio, a suggellare il rinnovato interesse della contemporaneità per le qualità naturali più autentiche dell’essenza litica primigenia.
di Davide Turrini