Una "palissade" in pietra
Pibamarmi, Michele De Lucchi e Philippe Nigro per Marmomacc 2008
Ad un anno di distanza dall’avvio dell’iniziativa “Marmomacc incontra il design”, la collaborazione fra aziende dell’industria lapidea e mondo del design si rinnova.
L’evento fieristico Marmomacc 2008, ormai in procinto di aprire le proprie porte al pubblico (la fiera si svolgerà a Verona fra il 2 e il 5 ottobre) si riconferma piattaforma di confronto e collaborazione fra l’odierna realtà produttiva e i protagonisti del mondo della creatività. Una collaborazione che tende allo sviluppo della ricerca applicata all’utilizzo della pietra nell’ambito del design muovendosi verso orizzonti culturali e industriali inediti, volti a indagare le potenzialità della pietra e le sue possibili applicazioni.
La passata edizione, dedicata alla leggerezza del marmo, si è dimostrata ricca di interessanti stimoli provenienti sia dalla sfera progettuale sia da quella produttiva: se infatti il mondo del design si configura come incontro fra concept appartenenti a scale e tematiche culturali diverse, quello della produzione, avvalendosi di tecnologie in continua evoluzione, è ormai artefice di prodotti perfezionati capaci di rispondere ad esigenze multidirezionate.
La fiera veronese rilancia quindi la sfida dando l’opportunità alle collaborazioni avviate in occasione dell’evento fieristico del 2007 di rinnovarsi e svilupparsi in nuove proposte che concorreranno alla seconda edizione del premio “Best Communicator Award”.
I vincitori dello scorso anno tornano a partecipare: Pibamarmi e Michele De Lucchi, insieme al designer francese Philippe Nigro, decidono di mettersi nuovamente alla prova nella concezione, progettazione e realizzazione di un nuovo stand espositivo.
“Pelle, skin, texture”, è il tema proposto. Una tematica che coinvolge sia l’architettura contemporanea, sia la progettazione dell’oggetto di design, sia il mondo della tecnologia.
La natura superficiale della materia e, di conseguenza, dell’oggetto architettonico o di design, se ha in qualche modo caratterizzato secoli di storia dell’architettura e del disegno industriale, si rende oggi ancora più attuale grazie ai nuovi confini tecnologici e morfologici resi accessibili ai materiali da costruzione.
Tecniche di lavorazione sempre più perfezionate e diversificate si evolvono di pari passo a sperimentazioni compositive e costruttive che tendono a far emergere potenzialità latenti della materia. Parallelamente alle numerose proposte architettoniche che vedono edifici trasformarsi in sottili involucri superficiali posti a celare le strutture portanti, dove è la lavorazione delle lastre di rivestimento a caratterizzare il linguaggio architettonico del progetto contrapponendosi, spesse volte, alla natura massiva, statica, architettonica dell’edificio o, al contrario, accentuandone le caratteristiche tettoniche, l’oggetto di design, l’elemento d’arredo, il modulo costruttivo hanno l’opportunità, in piccola scala, di affidarsi in maniera sempre più diversificata alla lavorazione delle sue superifici.
Se l’avanzamento tecnologico ha reso possibile l’invenzione di nuovi e numerosi materiali artificiali, questo rinnova anche il possibile utilizzo e lo sfruttamento delle potenzialità insite in quelli tradizionali. Insieme al metallo e al laterizio, il legno e la pietra, i materiali tradizionali per eccellenza, possono essere utilizzati all’interno di confini via via più ampi che arrivano, talvolta, a varcare la soglia dei modi finora stabilizzati e resi convenzionali.
Fra i materiali lapidei il marmo, uno dei materiali litici più pregiati, acquista oggi nuova contemporaneità. Superfici lisce piuttosto che scabrose caratterizzano lastre di marmo di qualsiasi spessore: dal pannello che sottolinea la natura massiva della pietra, alla lastra dallo spessore ridotto a foglio traslucido, a blocchi di marmo lavorati secondo conformazioni, texture, trame diversificate.
“Marmomacc incontra il design” 2008 offrirà al pubblico la possibilità di osservare le nuove proposte aziendali legate alla natura superficiale di questa ricca ed elegante materia.
Pibamarmi, anche quest’anno, si discosta dal consueto utilizzo del marmo presentando un progetto basato essenzialmente sulla definizione dell’involucro architettonico contenente gli accessori esposti.
Michele De Lucchi, insieme al suo collaboratore Philippe Nigro e all’architetto Damiano Steccanella di Pibamarmi trasformano il tradizionale stand espositivo in palizzata di marmo. Il visitatore ne percepisce il contenuto dall’esterno per poi entrare al suo interno, camminare, soffermarsi, sedersi, osservare in visione ravvicinata gli elementi di arredo per il bagno che l’azienda, ormai da quarant’anni, produce con rara sensibilità ed eleganza formale modellando solidi blocchi di pietra.
Ci appare interessante ricostruire il percorso che ha portato alla definizione del progetto, per comprendere a pieno la filosofia che ne ha guidato la concezione.
La tematica proposta in questa esperienza si è rivelata in perfetta simbiosi con la tendenza a privilegiare l’utilizzo di materiali naturali caratteristica della recente opera di De Lucchi dove si coglie una crescente sensibilità verso il manufatto artigianale caratterizzato da una ricerca sui diversi tipi di lavorazione dei materiali e, di conseguenza, sulle possibili soluzioni superficiali.
Il livello di perfezione ormai raggiunto dagli strumenti di lavorazione del blocco di pietra, perlopiù a controllo numerico, ha aperto la strada a infinite interpretazioni della finitura di superficie che, contrariamente alla consueta ricerca della perfetta politezza, si sposta talvolta su sperimentazioni legate all’evidenziazione delle caratteristiche interne, piuttosto che dei segni lasciati dagli strumenti di lavorazione sulla materia. Si tende sempre più frequentemente a disvelare la naturalità intima delle rocce conservandole scabre nei loro tratti originari.
La creatività di De Lucchi si è unita a quella di Philippe Nigro, suo collaboratore sin dal 1999 e co-progettista dello stand Pibamarmi per Marmomacc 2007. Nigro ha lavorato negli ultimi anni sulla malleabilità, reale o illusoria, dei materiali, sul gioco plastico dei volumi attuato attraverso l’utilizzo diversificato di forme e colori.
Pibamarmi, da parte sua, mette a disposizione del progetto di allestimento la propria professionalità operativa e propone all’esposizione la sua nuova collezione, “Stone likes water”, i cui manufatti, disegnati dall’architetto giapponese Hikaru Mori, si identificano in quel naturalismo minimale della cultura giapponese definibile come Wabi-Sabi.
Gli approcci progettuali di De Lucchi e Nigro, insieme alla ricerca di atmosfere essenziali propria della proposta produttiva dell’azienda, si fondono quindi in un percorso comune cui Pibamarmi - attraverso il lavoro imprenditoriale di Damiano Steccanella e le capacità tecniche maturate negli ultimi anni - è capace di dare concretezza.
De Lucchi e Nigro basano il proprio progetto su tre concetti: l’utilizzo della pietra, la ricerca di una visibilità bidirezionale (esterno-interno ed interno-esterno) del padiglione, la conservazione dei segni superficiali lasciati dagli strumenti del taglio, della fenditura e della lavorazione del marmo.
Viene proposta la trasfigurazione della lastra in frammento di palizzata lignea attraverso la progettazione di un modulo di 200x60 cm che l’architetto-impresario Damiano Steccanella monta in versione binata su telai metallici, da lui stesso ideati. Le superfici ottenute vengono composte dando vita ad una pianta ritmata, ottenuta dalla sovrapposizione e rotazione di quadrati e rettangoli.
Lo stand si presenta come un recinto accessibile da diversi ingressi, visitabile quindi attraverso percorsi differenziati che permettono al visitatore di osservare camminando piuttosto che di contemplare stando seduto. Gli oggetti di design, perfettamente inseriti nel contesto del padiglione, ne scandiscono la visita e i percorsi: le vasche Wabi, i lavabi Kyoto, i piatti doccia Osaka, ripropongono atmosfere orientali pervase di una naturalità essenziale, accentuata da una avvolgente illuminazione proveniente da lampade appese alle travi poste superiormente.
Tutto diventa scena di esposizione: stand e manufatti posti al suo interno. Contenitore e contenuto formano un ambiente litico unico e avvolgente identificabile nella concezione contemporanea di stanza da bagno: non più necessariamente ambiente separato e chiuso rispetto agli altri locali della casa ma luogo da abitare dedicato al benessere e alla cura del corpo, separato solo attraverso filtri permeabili alla vista.
Attraverso l’utilizzo della pietra, l’evidenziazione della sua leggerezza e malleabilità, Pibamarmi affianca forme minimali, stereometricamente perfette e pure, a soluzioni diversificate che giocano sull’effetto sensoriale del suo utilizzo, sul contatto della pelle con la sua superficie, capace di ricreare vivide sensazioni nell’ambiente artificiale dell’abitazione.
Il nuovo progetto trasforma in maniera magistrale un ambiente nato per un semplice scopo espositivo, dalle evidenti potenzialità comunicative, in manufatto architettonico accentuatamente poetico, concettuale ed emozionale, attraverso il quale Pibamarmi mostra al pubblico la ricerca progettuale e sperimentale del marchio e la qualità produttivo-esecutiva alla base della propria attività.
Di Sara Benzi